RE NUDO

Favola sull’inganno

Scritta e diretta da Alessandro Garzella
con Valentina Grigò, Ivano Liberati, Francesca Mainetti, Chiara Pistoia, Francesca Pompeo, Marco Selmi e Anna Teotti.

Poetica

Supponiamo che la cultura abbia subito un attacco senza precedenti, che il pensiero unico, semplificato, strisciante, attrattivo, forse indotto da una sorta di neo massoneria deviata, domini gli stili di vita, addomesticando le idee e le sensibilità con raffinatissime forme di inganno culturale. Ipotizziamo che il sistema della comunicazione sia in gran parte contraffatto, che i messaggi dell’informazione, dello spettacolo e della pubblicità ipnotizzino le coscienze, riuscendo a esercitare un plagio. Presupponiamo che gli ultimi sussulti di dissenso vengano denigrati, emarginati, esclusi dalle possibilità di intervenire nella formulazione del giudizio. Fantastichiamo che il potere disprezzi la progettualità culturale, irrida la formazione e la ricerca, sottometta l’indipendenza creativa e l’auto determinazione del pensiero, facendo intendere che è il sistema economico a distinguere il vero dal falso, il bello dal brutto, il giusto dallo sbagliato, possedendo lui e solo lui tutti gli strumenti interpretativi del reale. Immaginiamo che l’etica delle persone sia profondamente mutata verso l’imbroglio e l’apparire. E infine immaginiamo che le banche siano l’ultimo riferimento del mecenatismo culturale, che l’in cultura sia un cavallo di Troia incuneato nel ventre molle delle comunità, tra i festeggiamenti e la glorificazione generale. L’arte, in questo scenario, per un verso correrebbe un formidabile rischio di implosione. Per l’altro, invece, acquisirebbe un altrettanto grande potenzialità eversiva, con la possibilità di diffondere verità poetiche antitetiche a quelle sparse dalla cultura delle leggi di mercato: molteplicità, diversità e settoriale, esatto contrario di unicità, uniformità e globale, evocherebbero i valori dell’inconscio, contrapponendoli ai simboli della mercificazione generale.

L’ingenuità dell’arte, oggi, è nel ghigno feroce di chi combatte l’inganno con un grido. Eresia è un termine che in greco antico significava scelgo l’appartenenza a un’opinione. Nel medioevo le gerarchie ecclesiastiche ne ribaltarono il senso, che ancora oggi è sinonimo di sbaglio e punizione. Le scoperte degli scienziati, dei filosofi, degli artisti e talvolta perfino dei pazzi e dei bambini, hanno cambiato il mondo molte volte. Gli eretici, portatori di altre verità, torturati e scomunicati, hanno provato ad abbattere i pregiudizi, hanno cercato di spingere i popoli controcorrente, esprimendo altre possibilità, dando voce alle diverse opinioni. Il loro grande dono è praticare la complessità, riuscire a stare nei vuoti del non essere creduti, non essere capiti, proponendo idee che pretendono un particolare ascolto e attenzione. Eretico, oggi, è forse chiunque diverga dal senso comune, da ciò che la maggioranza decide essere vero. Eretica, oggi, è quella minoranza di persone che cerca di liberarsi dalle superficialità, dalle prebende, dalle convenienze, dalle sottomissioni. Essere in inferiorità numerica non significa necessariamente essere in errore: sono proprio le minoranze che, nella storia dell’umanità, hanno espresso la tensione evolutiva più forte e positiva.

Storia

Ma il Re è nudo! Gridò un bambino…

I nuovi barbari, rotti i confini dell’arte, con un inganno semantico indotto dal potere finanziario e mediatico, confonderanno vittime e carnefici, utilizzando un vocabolario impoverito e contraffatto, capace di accomunare ingannatori e truffati in un’unica mucillaggine mondiale. La distruzione del vero passa attraverso la falsificazione dei significati. Con la manipolazione del linguaggio e la contraffazione del senso delle parole si compie una sorta di lobotomia del pensiero. Resta un’antologia di frasi fatte, un cocktail di saggezze preconfezionate che annebbiano il giudizio personale: la semplificazione è una specie di trionfo del pensiero sbrigativo, un impoverimento intellettuale che agevola l’inganno. Gli esiti di questo disegno sono sotto gli occhi di tutti. Sono in noi, resi tanti re che mentono a sé stessi negando la propria nudità. Il logos si è fatto marchio pubblicitario, motto di consumo, effige di un illusionismo che ubriaca ogni ragionamento critico ed ogni intreccio emotivo.

ORIGINE

Re nudo è un progetto visionario e militante che realizzai nella fase conclusiva della direzione artistica di Alessandro Garzella presso La Città del teatro di Cascina. L’opera è una sorta di elogio al disordine e al disamore che vedevo crescere attorno a me – coadiuvato in questo disegno da un dramaturg, da due attori provenienti dai servizi psichiatrici pisani e da alcuni attori professionisti interessati alla mia ricerca: immaginai che i media, la politica, le mafie, le chiese, le banche si fossero già impossessate delle nostre esistenze. Che un potere tentacolare, seducente e invasivo, avesse definitivamente condizionato il senso critico, i bisogni e i modi di creare. Perfino i significati e le forme dell’arte. In quella prospettiva cominciai a vivere davvero le stesse angosce di cui erano portatori i miei strani aiutanti. E attorno a me i “sani” cominciarono a fare il vuoto. Tranne alcuni artisti che ancora oggi proseguono con me quel cammino. Grazie a questa scelta infatti chiusi il mio lungo rapporto di lavoro con la Fondazione Sipario di Cascina e iniziai l’avventura di ANIMALI CELESTI teatro d’arte civile.

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